martedì 4 dicembre 2012

volevo essere...


Ma quando si soffre si è sempre soli. È come se l’altro percepisse il dolore da lontano, e volesse proteggersene. Lo sente, ma lo nega. Se ne allontana. Torna al proprio lavoro. Gli affari. La politica. Il giornale… come per evitare il rischio di precipitare anche lui in un buco nero.
Soprattutto quando non riesce a capire cosa succede, quelle lacrime improvvise, quel brusco “non è niente”, quella paura che si spalanca

(Volevo essere una farfalla, Michela Marzano)
                                                                                                               
                                                                                                        Silvano C.©

( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

lunedì 3 dicembre 2012

tolgo un po' di povere al blog




Sono entrato alcuni anni fa in Wikipedia come collaboratore, e vi sono rimasto attivamente per circa un anno e mezzo, creando alcune voci e sistemandone altre. Poi un periodo nero, di grosse discussioni ed abbandoni di persone alle quali ero legato mi ha fatto desistere, ed ancora oggi, pur avendo mantenuto l’account personale, raramente vi entro per contribuire come un tempo. I miei interessi spaziavano dalle voci sul femminismo alle voci sull’etica, dalle scienze alla storia. Ma quell’esperienza mi è stata utile, non ho solo dato, ho anche avuto.
Ad esempio ho imparato la democrazia della discussione, la ricerca costante delle fonti alla base di un ragionamento, la necessità di non copiare. E, come mi è capitato anche su Twitter recentemente, all’inizio sono stato bloccato perché non volevo capire alcune regole di fondo.
Nel frattempo, su Facebook, la mia presenza continuava in modo alterno. Il mio primo approccio è stato col mio nome e la mia foto, ma mi sono subito pentito, perché non mi andava di risentire ex compagni persi di vista secoli prima.
Sono quindi rientrato, dopo aver disattivato quella prima identità, in modo anonimo, senza il mio nome, e senza la mia immagine. Ero diventato un fumetto, come tanti ancora oggi fanno. Il mio lavoro mi consigliava poi prudenza nel trattare certi temi, e così mi sentivo più libero.
Scelte che si fanno, e che poi, col tempo possono mutare. Ora sia su Facebook che su Twitter ci sono col mio nome e con la mia fotografia, senza però esagerare con i miei dati personali, perché mi fido poco della rete, e voglio ridurre le invasioni della mia privacy.

Su Twitter ho scoperto che è impossibile comunicare concetti complessi in 140 caratteri e che è impossibile intestardirsi nel cercare attenzione rimanendo limitati ai soli cinguettii.
Quindi rispolvero questo blog, e tento l’esperimento di dire alcune cose in modo diverso, citando me stesso, per forza di cose, senza l’illusione di diventare mai uno scrittore o una fonte di saggezza, ma di essere solo un po’ di più vicino a un mio modo di essere, con contraddizioni, ingenuità e debolezze.
                                                                                      Silvano C.© 
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana