venerdì 5 giugno 2015

Le briciole della torta sono finite


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Il progresso non procede su un senso unico senza possibili inversioni a U.
Già  un senso unico stradale può essere percorso contromano, ed infatti ci sono sanzioni previste dal codice della strada per queste infrazioni.
Quando poi non bastano le semplici sanzioni, arrivano gli incidenti a spiegare quali conseguenze, a volte tragiche, comporta questo errore, casuale o voluto che sia.
Lo stesso avviene quando il progresso (del quale evito di dare una definizione precisa, pensandolo in senso lato e con un significato genericamente positivo) si interrompe, o addirittura fa passi indietro.
Dalle tante emergenze attuali sembra facile desumere che il processo in Italia si sia interrotto, con avvisaglie che risalgono a diversi decenni fa. Non eravamo razzisti, lo siamo diventati. Ci sentivamo un paese emergente ed ora stiamo impoverendo. I giovani che nascevano in condizioni socioeconomiche poco favorevoli potevano sperare di migliorare rispetto ai genitori, mentre ora probabilmente è l’opposto. Era in atto un processo di ridistribuzione del reddito, ora la ricchezza si concentra solo nelle mani di pochi, e sono sempre di meno.
Si pensava che si sarebbero superate le divisioni che avevano portato alla prima ed alla seconda guerra mondiale con un processo di integrazione europea, ed invece assistiamo ad un riesplodere di nazionalismi egoisti e populisti, mentre l’Europa finanziaria strozza l’ugualianza, l’equità e blocca le riforme sociali.

Non credo che questo sia stata colpa esclusiva dei governi italiani che si sono succeduti in questi trenta o quaranta ultimi anni, perché il mutamento del mondo ignora tranquillamente la nostra piccola penisola, e ben altre potenze militari ed economiche si sono affermate, mentre noi restavamo tra i nostri confini, la maggioranza di noi almeno.
La globalizzazione non la possiamo controllare noi. Lo spostamento di grandi capitali e la finanza del massimo profitto non sono gestibili in modo autonomo dall’Italia. Noi avremmo dovuto combattere evasione e corruzione, ed il non averlo fatto è la nostra colpa maggiore. Il comportamento miope, nostro e dei nostri governi, un po’ mafioso ed opportunista, attento agli interessi personali e familiari e poco incline a pagare le tasse, in una parola “furbo”, quello è tutto merito nostro.

Ci siamo dati leggi praticamente incomprensibili, studiate per permettere a chi ne ha i mezzi di non rispettarle e di lasciare sempre una via di fuga a chi delinque, oltre a non avere assolutamente alcuna certezza della pena. Ora ci lamentiamo del fatto che gli immigrati spacciano e rubano, e vengono lasciati liberi. Ma non credo che siano loro i responsabili di questo stato di cose. Se i delinquenti, italiani e stranieri, pagassero in modo giusto per quanto hanno commesso, il problema non si porrebbe, e permetterebbe di capire che gli stranieri semplicemente fanno quello che noi abbiamo sempre fatto. E che tra loro, come tra gli italiani, la maggioranza non commette reati.

Il problema, in ogni caso, è solo economico. Quando, mangiando la grande torta, una parte toccava a tutti, nessuno si lamentava veramente, e se succedeva era possibile concedere un po’ di quanto richiesto. Ora che questo è finito, che le risorse per i ceti più deboli si sono dirottate altrove (delocalizzate, esportate, investite in modo diverso…), si è scatenata la lotta tra poveri. E allora l’extracomunitario che svolge i lavori che noi non vorremmo più è diventato un rivale, un ladro di risorse, un approfittatore, perché è più povero dei nostri poveri, e compete con loro, mentre questi si sentono abbandonati, si arrabbiano, e diventano razzisti e populisti.
Il nemico individuato nell’extracomunitario è molto più comodo di quello trovato nel vicino elegante che evade le tasse, nel politico che sistema i figli e la moglie, nell’idraulico o nel meccanico che lavorano in nero, nel semplificatore dei concetti trasformati in slogan che ottiene consensi solo soffiando sul malcontento.

Dimenticavo poi un fatto essenziale. Che per me è sottinteso, ma che conviene ribadire. L’Italia è un paese di destra, al massimo di centro-destra. Le sporadiche emersioni della sinistra sono dovute a errori clamorosi delle destre, che a volte litigano troppo tra loro, persino più della masochista sinistra estrema, felice quando finalmente fa perdere un candidato della sinistra moderata. Altro fatto, indimostrabile ma basilare come un assioma matematico, è questo: chi dice di non essere né di destra né di sinistra è invariabilmente di destra.

                                                                                                         Silvano C.©   


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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