sabato 20 maggio 2017

L’ultimo istante

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Oggi ti ho chiesto molte cose, ma sono un paio di giorni che non scrivo nulla su questo mio blog per un motivo banale. Temo di ripetermi. Quindi o non ho il coraggio di andare sino in fondo su certi temi (possibilità assolutamente non da scartare) oppure decisamente ho già detto ogni cosa possibile da quasi tutti i punti di vista, ed è inutile e controproducente assillare chi vorrebbe leggere anche qualche cosa di diverso.

E poi sono pure nervoso, sempre da un paio di giorni. Non so mettere a fuoco in modo logico le cose che mi vorrebbero sgorgare troppo confusamente fuori, e quindi ho optato per il silenzio. Sono in atto mutamenti che mi spaventano. Neppure spiacevoli, ma io li affronto con difficoltà.

Oggi mi hai detto le solite cose, me le ripeti ogni giorno, segno che me ne devo ancora convincere. Tu non ci sei più. Non ci sarai mai più. Ormai è finita per sempre quella nostra parabola troppo veloce di vita assieme. Resta tutto quello che mi hai dato, mi resta il tuo coraggio, che posso solo imitare, e mi rimane il dovere di continuare, anche al posto tuo.

Poi però mi hai fatto una promessa. Che il mio ultimo istate sarà felice. Sarà quando sarà. Non lo sai tu e non lo so io quando avverrà, ma sarò felice in quel mio ultimo momento di vita. E tu mi aspetterai esattamente lì, al varco.
È una promessa che mi lascia stranito, mi fa piacere e non so come prenderla. Io ti credo però. Entrambi siamo per buona misura atei. Entrambi poco permeabili da sette religiose o da metodi non occidentali di meditazione. Unica nostra debolezza legata a questo genere di cose era che tu leggevi l’oroscopo, senza crederci, mentre io gioco rarissimamente al lotto o cedo a tentazioni simili perché ogni volta sono convinto di vincere. E poichè ogni volta perdo, non gioco quasi mai.

Ora l’oroscopo lo seguo un po’ di più, lo ammetto. Non ci credo ma un po’ mi distrae e mi aiuta. Io poi odio la musica da meditazione, mi irrita chi mi saluta con namastè, è difficile che mi faccia prendere da nuovi entusiasmi però ti credo. A te credo. E voglio credere, di conseguenza, che alla fine avrò fatto il mio possibile, altrimenti non potrei essere felice.

Che vera idiozia ho raccontato, scusa. Basata sul nulla. Sul non sapere niente del dopo. Solo sul fatto che tu ci sarai, ad aspettarmi, ed io sorriderò.
Direi che per oggi mi posso accontentare.


Ciao, Viz. I mesi passano, ed io mi arrampico sugli specchi. Per due giorni sarò impegnato con lavori che da tempo speravamo entrambi potessero iniziare. Se li vedrai, sarà con i miei occhi. E se non mi leggerai qui il nostro contatto non ha bisogno di questi mezzi limitati. Mi leggerai dentro. E mi manchi, ma questo lo sai.



                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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