martedì 12 settembre 2017

aiutiamo gli orsi a casa loro




So di toccare un nervo scoperto sul web, lo so perché troppi si sentono in diritto-dovere di dire la propria su ogni tema illudendosi di saperne più di chi ha dedicato la sua vita allo studio di un particolare problema semplicemente perché la rete ha permesso loro di leggere un blog di qualche disinformato, e anche perché spesso costoro assalgono chiunque la pensi diversamente.
Con questa premessa sottintendo che non risponderò a nessuno se non a chi mi obietterà in modo educato e con rispetto, come io rispetto personalmente anche coloro dei quali non condivido le idee, a condizione di riceverne identico rispetto.

Ed allora inizio a toccare il tema, ma lo faccio a modo mio.
Io amo, tra tutti gli animali, soprattutto il gatto. Io amo tutti i gatti. Appena mi capita di incontrarne uno in strada o a casa di qualcuno ne sono attratto, e spesso sono ricambiato dalla fiducia che ne ricevo. Il gatto mi trasmette solo emozioni positive. Se qualcuno di loro inizia a mordermi o a graffiarmi, per qualche malinteso uomo-gatto, alla fine questo smette perché non reagisco e finisce che poi mi lecca, così tutto si appiana. Mi piacerebbe un gatto in casa. Vorrei poter tenere un gatto in casa mia, ma non me lo posso permettere. Vivo in un appartamento senza giardino, e se avessi un gatto lo costringerei ad una vita da recluso. Per farmi tenere compagnia manterrei uno schiavo, non un essere libero come un gatto. Se fosse un maschio magari lo dovrei sterilizzare, e forse anche se fosse una femmina. E non voglio fare una cosa del genere. Io poi viaggio, di tanto in tanto ed in modo irregolare, e non potrei portarlo con me. Limiterei la sua e la mia libertà. Non vorrei neppure affidarlo ad altri. Se mi assumo una responsabilità, e prendersi un animale domestico è un’assunzione di responsabilità, devo essere ragionevolmente in grado di mantenerla senza delegarla ad altri.

Ed ora il problema, sempre più evidente: l’orso in Trentino. Era praticamente scomparso prima che qualcuno avesse la pessima idea di assumersi la responsabilità di comprare ed importare da un altro Paese un certo numero di esemplari di orso, per ripopolare un territorio relativamente piccolo e fortemente antropizzato come il Trentino, coi suoi abitanti che con mille attività rendono le sue valli e le sue montagne vitali. A parte la caccia, che non mi piace e non approvo, e l’eccessiva invasione di impianti di risalita che deturpano la natura e producono un tipo di turismo utile solo dal punto di vista economico, il Trentino è abituato da sempre a mantenere un rapporto positivo con la natura, a viverla, a trasmetterne l’amore. I boschi sono curati e vi si possono fare escursioni, raccogliere funghi, percorrerne i sentieri in bicicletta anche con i bambini. Dal punto di vista economico i boschi danno legno pregiato. Sulle montagne vi sono malghe con alpeggi per bestiame che producono formaggi, miele ed altri alimenti apprezzati ovunque. Ci sono fattorie didattiche, si raggiungono rifugi alpini mete di turismo solitamente rispettoso che produce e riceve benefici dai luoghi visitati. Moltissime baite, anche di non residenti, permettono di immergersi nella natura partendo dal limitare dei boschi, e in estate tantissimi, anche dal nord Europa, sono attirati dai suoi campeggi, dagli alberghi, dalle pensioni e da altre sistemazioni che offrono la possibilità di godere della montagna in tutti i suoi aspetti.

Poi è stato introdotto l’orso straniero (sloveno), che non è propriamente un peluche o l’orso dei cartoni animati, ma un onnivoro del peso di un paio di quintali che nessuno vorrebbe incontrare a breve distanza in una sua escursione.
Ora, a quanto è dato conoscere, la popolazione di orsi è in aumento numerico costante, e sembra aver raggiunto i 50-60 esemplari (molto in anticipo sulle previsioni del progetto iniziale che ne ha voluto la reintroduzione). Gli incontri con l’uomo si stanno facendo sempre più frequenti, e gli orsi si diffondono occupando spazi sempre più ampli. Le regioni confinanti dell’arco alpino italiano non ne vogliono sapere, e se un esemplare espatria verso nord quasi sempre viene abbattuto (è già successo un paio di volte).

Il progetto miope ormai ha prodotto i suoi effetti. Alcuni hanno paura ad avventurarsi in certe zone dove si recavano anche per semplici passeggiate. In alcune colonie dove sono ospitati bambini, in estate, è vietato uscire come si faceva un tempo. Chi aveva attività con animali domestici pensa di trasferirsi, ed abbandonare il territorio. Gli animalisti protestano perché vorrebbero che la montagna fosse lasciata agli orsi, che sino a pochi anni prima non c’erano. Albergatori, turisti, residenti, operatori economici legati alla montagna ed esperti a vario titolo della vita alpina cominciano a capire che il progetto è sfuggito di mano e spesso esprimono opinioni contrastanti tra loro, segno che qualche cosa non torna.
Io vorrei semplicemente poter andare ancora in montagna e non aver paura, come ha scritto esattamente oggi un giornalista su un quotidiano locale.
Cosa succederà domani non lo so prevedere, ma ho il presentimento che la patata stia diventando bollente e che nessuno vorrebbe bruciarsi toccandola.
Qualcuno tuttavia dovrà finalmente assumersi la responsabilità di quanto è stato fatto, e trovare una soluzione che soddisfi tutti. Auguri!


                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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