venerdì 22 settembre 2017

assenza e nostalgia

Strano lo sei, lo eri e credo ci morirai. Scusa se ti dico che morirai come sei, io alla morte mi ci sto abituando, ed è diversa da come la pensi, ma non ti voglio sciupare la sorpresa. Del resto non potrei farlo, neppure se volessi.
Ricordi come mi telefonavi spesso quando eri lontano? E magari come mi ignoravi a volte quando eri in casa con me? Ecco, questo mi faceva piacere nel primo caso, ma mi faceva invece molto male nel secondo, ed ora lo stai capendo, ovviamente in ritardo, è un classico. Sono tante le cose che non hai capito in tempo, e forse è stata una tua fortuna, chi può dirlo? In fondo ti sei preservata una certa ingenuità, o hai vissuto meglio alcuni momenti, a scapito di qualcun altro, ti sarà chiaro ormai.
La tua necessità di sentirmi vicina quando eri lontano scattava in particolare in alcune situazioni, quando volevi trasmettermi tue emozioni, o dirmi di cose comuni, o chiedermi consigli, o anche solo per sentire la mia voce. Era la mia assenza a far emergere questo tuo bisogno, mentre quando stavo in casa vicino a te ti bastava poco per dirmi le stesse cose, anche se, lo ammetto, a volte mi parlavi pure troppo.
Ora la mia assenza è divenuta pesante, materiale, completa. Devi ricorrere a giochi logici per parlare con me, o per illuderti di farlo.

Questo sembra riprodurre, in parte, lo schema del tuo comportamento e delle tue emozioni dopo la morte di tuo padre. Ricordi? Ti è mancata a lungo la telefonata con lui, tutte le sere verso le sette. Per molto tempo il fatto di non vederlo, e di sapere che lui viveva lontano, ti ha fatto pensare in modo inconscio che lui fosse sempre a casa sua, e che sarebbe bastato un tuo viaggio per andare a trovarlo, per rivederlo, e magari ritrovartelo davanti com’era molti anni prima.
È così che è andata, pure tu lo hai detto, me lo hai detto varie volte. La tua mente ragiona in questo modo.
E se non mi vedi, adesso, pensi ancora che basti poco per ritrovarmi dietro una curva mentre arrivo in auto, o nella stanza di fianco, o al telefono se componi il mio numero. Il non vedermi non ti fa capire, ancora, che non è tanto facile ritrovarmi, ammesso che sia possibile. Io lo spero, tu lo speri, ma non è detto che avvenga. È un’eventualità vicina all’impossibile, lo sai.
Non arrivare alla nostomania, per favore. Ora che hai letto sul dizionario cosa significa cerca di evitare il morboso e il patologico. Non mi coinvolgere in una cosa che non sia sana, logica, naturale ed umana.
Ricorda che io sono morta al posto tuo, letteralmente, e sappiamo cosa significa, non serve spiegarlo a chi non sa, lasciamo fare congetture, in questo caso non c’è nulla di strano o di innaturale.
Io resto ancora adesso coi piedi per terra, anche se in senso figurato. Resto pragmatica. Tu ami sognare e rincorrere fantasie, pensare all’impossibile, costruire dal nulla castelli e poi vederli crollare con grande dolore e delusione. Questo mi ha sempre stregata. Ti ho seguito anche perché sapevi raccontare quello che non vedevo e mi sarebbe piaciuto vivere. E mi facevi sorridere, nei momenti migliori. Alla fine sorridevo a fatica, lo hai capito, ma era troppo bello ed importante per smettere proprio sul più bello, verso la fine. E se non puoi telefonarmi, scrivimi. Anche quello è un modo.


                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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