sabato 4 novembre 2017

lavoratori notturni in nero, neri, con la bicicletta e vestiti di scuro




Perché il titolo.
Che siano lavoratori è fuor di dubbio. Iniziano puntuali il turno esattamente come chi in fabbrica o in ufficio timbra il cartellino.
La loro attività si svolge di notte, nelle prime ore della notte quando scende il buio, e si protrae sino a tardi, per 5 o 6 ore.
Lavorano in nero, cioè la loro attività non è dichiarata al fisco.
Il loro mezzo di servizio è la bicicletta.
Sono neri di pelle, almeno quelli che vedo io.
Vestono con colori scuri e si confondono nella notte, si mimetizzano.

Altri particolari.
La loro attività è simile a quella delle prostitute, nel senso che risponde ad una precisa domanda del mercato ma si differenzia da quella per un motivo a mio avviso fondamentale. Una prostituta non si potrà mai definibile una portatrice di morte perché lei porta amore, profano ed a pagamento, ma amore carnale, o se si vuol essere riduttivi sesso, solo sesso. A rischiare la morte è lei e non il cliente.
Questi lavoratori non seguono le indicazioni di sindacati riconosciuti ma appartengono ad una associazione fuori dalla legge ed hanno legami profondi ma non individuabili con personaggi della società che vive alla luce del sole. Definirli criminali credo sia corretto, perché gli spacciatori sono questo.

Colpevoli incolpevoli.
Che siano responsabili di ciò che fanno mi sembra ovvio, ma che non siano i soli responsabili è altrettanto ovvio. In parte sono loro stessi vittime del sistema, e vittime pericolose per vari motivi.
Non sono i soli responsabili perché offrono un servizio ai tanti che li cercano nelle zone dove stazionano e gironzolano apparentemente senza far nulla.
I loro clienti, responsabili sia come consumatori di sostanze illegali che come finanziatori della malavita, li cercano, e questi sono prontissimi ad avvicinarsi ed altrettanto rapidi a dileguarsi appena vedono un’auto delle forze dell’ordine, esibendosi in fughe precipitose.
Pochi minuti dopo però tutto riprende come prima. Passato il pericolo ricomincia la solita attività.
Il rischio maggiore che spacciatori e clienti rappresentano per la città o per il luogo dove sono soliti ritrovarsi è un attacco al nostro sistema sociale e di accoglienza. Sono cioè un pessimo esempio per i tanti immigrati regolari e non che tentano di vivere lavorando onestamente e senza prestarsi a spaccio o ad altri comportamenti asociali e parassiti. Gli spacciatori fanno crescere il rifiuto razzista nei confronti di tutti gli stranieri, non solo contro i delinquenti. Sono una peste sociale subita da tutti ed i consumatori sono complici, inoltre le leggi che abbiamo offrono troppe scappatoie o vengono applicate in modo troppo permissivo.
Come lavoratori poi fanno una vita difficile. Rimangono fuori durante la notte con la nebbia, la pioggia ed il freddo e vivono col rischio di essere coinvolti in guerre tra bande. Sarebbe più facile aiutarli invece che cercare di punire solo loro.

Una possibile ed ingenua soluzione per aiutarli.
Sarebbe meglio per tutti, a mio modesto parere, dare prima di tutto il buon esempio di italiani corretti e rispettosi delle leggi, e consigliare in modo attivo tutti i nostri connazionali di rispettare le norme che abbiamo prima di cercare di imporle a chi non è neppure nato in Italia.
E come convincere i nostri buoni concittadini a comportarsi diversamente? Un mezzo praticabile ci sarebbe: posizionare telecamere nei luoghi dove le auto arrivano e si fermano, fotografare le targhe e poi convocarne gli autisti, per semplice richiesta di chiarimenti. Oppure muoversi in borghese e riprendere dalla strada le stesse scene. Non servirebbe sanzionare nessuno, basterebbe far capire che una certa zona è sorvegliata, e per magia sparirebbero in poco tempo i clienti. Un fenomeno simile si verifica dove sono posizionati, su certe strade, gli autovelox fissi. In quei tratti nessuno supera i limiti. Ed il potere deterrente sarebbe presente anche a telecamere spente, quindi non sarebbe neppure necessaria una presenza costante di personale addetto alla sorveglianza.
Così lo spaccio si sposterebbe in altre zone? Molto probabile, ma vorrei vedere dove potrebbero scappare in bicicletta gli spacciatori se non fossero protetti da incroci e case, e si trovassero su una provinciale in aperta campagna, o in zone poco abitate. Avremmo una città più tranquilla e spacciatori meno numerosi, oltre che meno clienti finanziatori della malavita.
                                                                                                  

                                                                                                  Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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